“OPUS”
Mostra Fotografica di Maria Luisa Dilillo
Ogni volta che mi ritrovo tra le mani l’ecografia di un bambino, il mondo intorno a me si veste di leggerezza e tutto diventa più ovattato. Nel tepore di quel mistero, che si chiama vita, gli occhi si lasciano inebriare, mentre il silenzio diventa voce dolce, pronta per essere ascoltata.
Con “Opus” la sensazione è la stessa. Le foto diventano ecografia di un bambino, che nel suo delicato respiro si forma e si riforma. Come linfa vitale di se stesso, in quel dolce cullare, celebra ad ogni movimento, il dono della vita che si fa “viaggio”.
Si, perché la vita è essa stessa un viaggio. Dove ognuno di noi è viaggiatore della propria avventura da scoprire in tutto il suo mistero.
Viaggiare è come prendersi pezzi della propria anima sparsi qua e là, ma ci sono momenti nella vita, dove il viaggio si fa ancestrale ed interiore. Un viaggio senza tempo, nel quale il veicolo si trasforma in simbolo da decifrare e prendere, come barca pronta a salpare. (Vedi foto n. 1).
Foto n.1
Il tuo corpo diventa valigia, che nel suo riempirsi d’emozioni si plasma. Il tuo sentire è bussola che indica la strada da seguire. La tua anima è il posto da raggiungere. In questo viaggio non si è solo viaggiatori, ma qualcosa di più sottile… Si è cercatori nel mistero della vita, dove la verità la si trova vivendo di sola essenza.
Allora comprendi, che il punto di non ritorno, a volte è solo illusione nata dalla nostra paura o stanchezza di vivere. Tornare al punto di partenza, non significa tornare indietro. Fermarsi, non significa bloccarsi. Semplicemente riposare, respirare, proteggersi e ritemprarsi. Come un albero nel susseguirsi delle stagioni o come un bambino nel ventre di una madre, ti poni in ascolto del tuo sentire e degli eventi.
Ora, il viaggio si alleggerisce del superfluo. E non solo. Nell’abbandonare molto di sé stessi, come un lavarsi da pesi inutili, si ritrova una nuova luce interiore. Quella luce interiore, che caratterizza il nostro essere, e diventa dignità ritrovata. L’occhio dell’artista, come in un gioco, si veste della fantasia di una bambina. Cattura in uno scatto quattro bicchieri di carta illuminati. Li osservo e nella loro leggerezza, mi ricordano le lanterne cinesi. Qui però, lo scatto va ben oltre quegli oggetti uso e getta. Cattura la parte speciale dell’uomo, che come luce illumina se stesso e il mondo circostante. (Vedi foto n. 2)
Foto n.2
Continuo ad osservare le foto. Un paio d’ali al contrario, ricordano una montagna, mentre sulla sinistra, un punto luce diventa luna. Che strano! Vivo una sensazione di pesantezza. Proprio come quando, qualcosa di difficoltoso, piomba bruscamente nella serenità della nostra vita e tu non sai che fare.
E’ in questo momento, quasi a rendere più sottile il proprio sentire, ci si trasforma in qualcosa di più prezioso. Come filtrare dalla luce interiore, ancora il superfluo, per lasciare solo la sua essenza. Momento questo, che richiede non solo forza, ma soprattutto pazienza, come una montagna impegnativa da scalare. Ma quando di te molto hai lasciato, il volo seppur faticoso o al contrario, diviene vera spinta verso la vetta più alta. (Vedi foto n. 3)
Foto n.3
L’essenza così, diviene elisir di vita. Ricchezza interiore, che nella sua delicatezza e leggerezza, ritrova la sua serenità. E in quei tre portamonete in tessuto orientale, coccolati dalla lana e da piccole piume, il mio stato d’animo ritrova pace e tepore. Un elegante sposalizio con la vita. (Vedi foto n. 4)
Foto n.4
Qui, l’artista non è più bambina. Lascia il suo essere donna venir fuori. Sensibile, essenziale, protettiva,
delicata, elegante, originale e femminile. Osservo la foto e ritrovo Maria Luisa. E’ qui con me. La osservo e l’ascolto. Ora sono io bambina che curiosa, mi perdo in quell’essere speciale. E così, come avviene nelle nostre interminabili chiacchierate, con sete di conoscenza vado avanti con “Opus”.
Un’altra foto… E sorrido! Non solo, perché ritrovo il lato giocoso di Maria Luisa, ma perché la mia fantasia con stupore, ammirazione e compiacimento risponde al viso sorridente del Buddha, che intravedo in quel mucchio di lana. (Vedi foto n. 5).L’animo dell’uomo, dopo il suo peregrinare è nutrito di gioia, felicità e serenità, come un neonato che viene alla luce. Il quale, dopo quel primo pianto di sofferenza, per conquistarsi il suo nuovo respiro, sorride alla vita semplicemente perché ne è grato.
Foto n.5
Nell’armonia di ogni energia, l’uomo si eleva. E come un angelo, conserva in sé la fede nella vita, che come lana riscalda ogni cuore. Fino a determinarne la sua apertura. (Vedi foto n. 6)
Foto n.6
Così, il cuore si fa chiave, che permette all’uomo di aprire nuove porte, ma al tempo stesso si fa casa pronto ad accogliere. (Vedi foto n. 7)
Foto n.7
Nell’accoglienza c’è la perfetta unione tra mente, cuore e anima. E come il cristallo, fragile, ma lucente ai nostri occhi e nella fragilità del suo essere, riscopri la sua luce come miracolo nella nostra vita.
La meta è stata raggiunta. Il viaggio giunge al termine. Torni a casa consapevole, che sei parte di un tutt’uno. Il tuo respiro è carezza alla vita. Essa elegantemente suona la sua musica, mentre il tuo sentire si veste dalla sua bellezza.
Negli scatti fotografici di “Opus”, c’è il viaggio ancestrale ed interiore di ogni uomo. E nella scoperta dell’essere un tutt’uno, come una sorta di ritorno all’origine, l’uomo si fa madre di se stesso e porta in grembo una nuova vita. Quella nuova vita, altro non è, che il suo nuovo essere. Nell’atto di protezione, riposo, respiro e nutrimento il bambino cresce. Il parto qui è rinascita del bambino che è in noi. Parto di se stesso, verso un nuovo uomo.
L’uomo cammina, quando il bambino che è in noi, continua a saltellare. Maria Luisa Dilillo donna ed artista, non solo cammina e lascia alla bambina che è in lei saltellare, ma trasforma la fotografia in lavagna scolastica da scarabocchiare. Il non colore, una sorta di contrasto tra seppia e bianco, come dolce ninna nanna, culla l’occhio dello spettatore, fino a rassicurare e donare quiete al suo animo.
Le foto di “Opus” sono la ricerca intima e spirituale di ogni uomo. E quando la nostra anima inizia a scalciare è giunto il momento di vivere quel viaggio. Perdersi in quel mistero, per poi ritrovarsi nel proprio essere, vestiti di nuova luce e dove il carisma si fa bellezza.
Grazie Maria Luisa,
perché con “Opus” è stato come nuotare nel dolce silenzio del ventre della vita.