“CERCO UN RI-TRATTO”
Mostra fotografica di Maria Luisa Dilillo
Quante volte ognuno di noi ha desiderato avere la “Macchina del Tempo”, per catapultarsi nel passato o nel futuro, ma sempre in tempi lontani dal nostro presente? Tante e tante volte!
La “Macchina del Tempo” però, dicono che non esista. Perciò, ahimè ci tocca restare in questo presente. Attenzione: dicono, però! Perché la “Macchina del Tempo” esiste. Non ha forma, colore e peso. O meglio, le ha. Ma ognuno ne dà la forma, il colore e il peso che vuole. Come? Bèh, come ogni macchina, anche questa ha bisogno di una chiave. Una “chiave speciale”. Difficile non da trovare, ma da custodire.
Custodire, non è conservare in un cassetto come i sogni, che come eremiti meditano in questi eremi di legno, per poi aprirsi e uscire all’alba di un nuovo giorno e con una nuova luce realizzarsi. Custodire è nell’uso che si fà. Anzi, più la usi e più scoprirai i suoi benefici, ma il segreto è nascosto nelle mani.
Allora, quando senti che è il momento, apri le mani, inserisci la chiave nella “Macchina del Tempo” e così, il viaggio avrà inizio.
Quando il sole al tramonto, sembra salutarci e pian piano andar via con il suo colore rosso amaranto, così caldo ed intenso, rende caldo e piacevole anche quel distacco. Il sole nel suo andare, si adagia e scompare nel mare di un porto, che con le sue barche attraccate e nel seguire la lieve corrente del mare con il loro dondolarsi, sembrino salutare Apollo. Suggestiva cartolina del “Dio Sole” in una domenica pomeriggio di giugno nel porto di Trani. Città antica della Puglia.
Credi, che quella suggestione si fermi lì. Invece…
Proprio di fronte a quello spettacolo della natura c’è una libreria: “La Maria del Porto”. Rassicurante nel nome, originale e fantasiosa nel suo interno. Entro, e mi ritrovo a vivere un viaggio tra i ricordi del mio passato, ma non solo mio…
Quando la mamma stendeva le lenzuola e a me divertiva passare tra esse, perchè quella fresca ed umida carezza sulla pelle e il profumo del sapone che inebriava il mio piccolo naso, mi riscaldava così tanto da farmi sentire leggera. Poi, lei mi riprendeva, per evitare che le mie mani potessero sporcarle. Allora, dal lato di un lenzuolo, facevo capolino con la mia testa e le sorridevo. Lei seria, ma ha un sorriso, che non sa indossare maschere. Perciò…uno, due, tre e sorrideva anche lei. Allora, ritornavo dietro alle lenzuola e con le mani giocavo alle ombre cinesi, mentre mia madre doveva indovinare che animale stessi facendo. Quel divertente momento era il respiro di un giorno. Lo sentivo e lo vivevo.
Bello e tenero ri-sentire e ri-vivere quel ricordo, grazie alla mostra fotografica “Cerco un ri-tratto”. (Vedi foto N. 1)
Foto n.1
Non solo per il suo allestimento di fotografie appese con delle mollette colorate a dei cordoncini, ma per il suo significato, che come sapone di marsiglia, nel purificare e nutrire ogni colore e forma, ne esalta la sua vera luce.
Artisti di questa significativa mostra sono 15 bambini. Dai 6 agli 8 anni, impegnati alla scoperta del ritratto fotografico. Un viaggio ludico nel gioco dell'arte non come prodotto finito, ma come processo di apprendimento fluido e costante, che ha prodotto una serie di scatti fotografici.
La creatività nasce quando si è in completo ascolto con la propria anima. E’ il momento più vicino a Dio. Non solo, perché emoziona, ma perché comunica. Ha in sé quella polvere di spiritualità, che con semplicità penetra, nutre ed eleva. Un bambino, è tutto questo.
La creatività è mappa del tesoro per un bambino. La curiosità si fa bussola nelle sue mani. La voglia di conoscere è la lancetta che lo spinge ad andare oltre ogni cosa. Non ha punti cardinali precisi un bambino. Tutto diventa punto di mille scoperte. E nella prima fase della mostra tutto ciò è tangibile.
Il bambino, come post-it ed appunti del suo viaggio, che ha come macchina la curiosità, restituisce anima a tutto ciò che lo circonda. Dai colori alla macchinina della Lego, dal pinguino di peluche ad un cane vero con un cappellino rosa in testa.
La bellezza di un bambino è che nella sua curiosità, ci mette anche tanta e tanta fantasia. E come chiave nel suo girare, fa partire la macchina e il viaggio si fa ancora più lungo e sorprendente. Così, accostando oggetti di varia natura, all’anima restituisce anche respiro. Infatti, due palline del calcio balilla, poste dietro le lenti di un paio di occhiali rossi, danno vita ad un volto invisibile. La curiosità di un bambino si spinge ad un tubo, apparentemente insignificante, ma con la sua fantasia diviene uno dei bene preziosi della Terra. Il sole. Come? Un volto posato simpaticamente in una delle estremità del tubo, mentre dall’altro lato viene catturato dall’occhio fotografico del bambino. E poi, non solo l’anima e il respiro, qui il bambino si spinge ancora oltre e come “Giudice di Corte”, restituisce dignità ad un cocomero, che seppur artisticamente decorato, perde della sua natura per ritrovarsi nelle sembianze di un coniglio.
Il bambino "en plein air" è come se indossasse un binocolo della meraviglia, che con i suoi super poteri cattura la bellezza ovunque essa sia. Così, due calci dati al pallone in un campo di calcio, un cavaliere medievale, un quadro che ha in sé la bandiera dell’Italia, un paesaggio montuoso e il ridere spensierato e gioioso dei bambini, tutto ciò è bellezza.
La tecnica fotografica appresa dal bambino, a seconda del luogo cambia nei colori, nelle luci e nelle ombre. Ma a livello di comunicazione non cambia. In questo viaggio fatto di colori e forme catturate dalla sua curiosità e plasmate dalla sua fantasia, fa sì che lo spettatore magicamente si ritrovi con il sentire del bambino, a vivere la sua emozione e il fluire di ogni cosa.
Henri Cartier-Bresson diceva: “La macchina fotografica è per me un blocco di schizzi, lo strumento dell’intuito e della spontaneità. Fotografare è trattenere il respiro quando le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace; a questo punto l’immagine catturata diviene una grande gioia fisica e intellettuale. Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere”. E nel bambino, non è un modo di vivere, ma è vivere.
Quando la mente, gli occhi e il cuore sono sulla stessa linea, vuol dire che si è scevri da muri, che bloccano il fluire di ogni cosa. Siamo aperti a relazionarci agli altri. Siamo pronti ad accogliere il mondo. E il bambino lo è sempre.
Infatti, nella seconda fase della mostra, l’occhio fotografico di un bambino, ritrae un altro bambino. Qui, però c’è qualcosa di più sottile ed intimo. Ogni bambino ha con sé un gioco ed un oggetto preferito. E’ come una chiacchierata fatta di segreti al proprio amico, ognuno ne condivide e ne svela il suo. La mano di una bimba mantiene il cesto e con l’altra porge il frutto verso chi osserva. Un bambino indossa delle ali, perché il suo nome significa messaggero. Una bambina nella sua piccola mano, delicatamente sorregge il faro di un porto. Segreti bisbigliati con gesti ed oggetti, senza l’uso della parola.
Quanti segreti ha un bambino… Sicuramente tanti. Tanti, quante le stelle lassù in cielo. A volte, per un adulto sembra difficile o scontato entrare nel mondo di un bambino. Forse, perché l’adulto nel crescere, perde di spontaneità, perciò tutto deve essere assolutamente perfetto. A volte, però, la troppa perfezione finisce per ingabbiare e bloccare la libertà espressiva.
Bruno Munari diceva: “Conservare l’infanzia dentro di sé per tutta la vita, vuol dire conservare la curiosità di conoscere, il piacere di capire, la voglia di comunicare”.
Un bambino riesce a farlo non perché è nell’età dell’infanzia, ma perché ha come compagna di vita la semplicità. Guida dei propri passi. Si, perché essa permette di entrare nell’anima di ogni cosa. Fino a trovare la sua vera essenza. Assaporarla e viverla.
“Cercatrice di tesori” è Maria Luisa Dilillo. L’artista e docente, in questa terza fase della mostra, nella piena libertà di scelta di ogni bambino, ritrova e lascia venir fuori la loro “vera essenza”. L’anima del bambino è terreno da esplorare, ma al tempo stesso egli è sciamano, poiché la curiosità, la fantasia e la semplicità che ha in sè, come pietre preziose nelle sue mani, guidano la Cercatrice nella sua ricerca. Infatti, per terra una serie di fogli colorati, disegnati e scritti guidano lo spettatore nella visione della mostra.
Il “tesoro” qui, oro non è. Non sono monete, gioielli o diademi. Ma qualcosa di molto di più… La muta e la maschera da sub (vedi foto n. 2), un piccolo veliero in legno (vedi foto n.3), una riga verde che si trasforma in aereo pronto per il volo (vedi foto n. 4), un microscopio bianco da laboratorio (vedi foto n. 5), una borsa etnica con conchiglie e ricami floreali (vedi foto n. 6), una macchina fotografica digitale, una bussola con vicino un elefantino rosso, il faro di un porto (vedi foto n. 7) ed infine un dolce sorriso.
Il divertimento che esprimono gli sguardi, i sorrisi e le pose esalta il colore e carica d’intensità l’essenza di ogni bambino.
Foto n.2
Foto n.3
Il bambino da sciamano, ora si è trasformato in uno “scrigno”. Aperto, il suo tesoro dal valore inestimabile, mostra in chi l’osserva tutta la sua brillantezza. Lo scatto fotografico perciò, è solo memorandum per l’adulto, dell’”essere” del proprio bambino. L’”essenza” è “luce nel crescere” di ogni bambino. E’ il tesoro nascosto e finalmente ritrovato dopo una lunga ricerca. E’ la “natura di ogni creatura”, che nutrita, coltivata e rafforzata “evolverà” il bambino di oggi verso l’uomo del domani.
Foto n.4
Foto n.5
I bambini di oggi sono gli uomini di domani. Il fare dell’uomo d’oggi è il fare dell’uomo di domani. Quello che noi uomini seminiamo oggi, sboccerà per gli uomini di domani. Ma di quale profumo potranno mai inebriarsi gli uomini di domani, se oggi nella nostra cura di uomini non diamo acqua, sole ed aria che possa farli crescere?
Su questi valori, che si è spinta Cinzia De Toma. Investire con semplicità per il futuro del bambino, attraverso l’arte e soprattutto grazie all’ascolto della fotografa Maria Luisa Dilillo.
Foto n.6
Foto n.7
La “Macchina del Tempo” esiste. E in questo caso, è bastato poco per ri-vivere un ricordo… Il profumo, i colori e la luce trasmessa da quelle foto, mi facevano sentire leggera. E come per magia l’aria che respiravo, faceva scomparire le pareti di pietra antica della libreria. Mentre sulla pelle una piacevole sensazione di freschezza mi accarezzava e mi scaldava l’anima. Anche ad occhi aperti, mi ritrovavo all’aria aperta a divertirmi con i panni stesi dalla mamma.
I bambini hanno gli occhi di Dio, perché sanno vedere la bellezza.